Educare alla sconfitta e la Cultura dello sport
Ecco un esempio di quella Cultura dello sport, da trasmettere, senza indugio, alle nuove generazioni.
Un patrimonio intangibile di valori, di modi di vivere lo sport, che diventa un mezzo estremamente concreto ed essenziale, per forgiare sportivi che siano anzitutto uomini e donne vincenti.
Rispetto delle regole, degli altri, del proprio essere; dedizione, abnegazione, allenamento costante con il desiderio di migliorarsi. Non solo. Lo sport, soprattutto quello di squadra, insegna, o dovrebbe farlo, a viversi come parte di un gruppo, a integrarsi con altri, a non ragionare da egocentrico ed egoista solista, ma come frammento di un insieme.
Lo sport può e deve educare alla socializzazione, all’inclusione, alla complementarietà; deve spronare a superare se stessi, i propri limiti, prima ancora di un avversario; deve far crescere il desiderio di raggiungere un traguardo, una vittoria e, allo stesso tempo educare alla sconfitta.
Sembra un’utopia, in aspra contrapposizione con i dettami dei tempi moderni, con quel dover apparire sempre e comunque protagonisti sorridenti e vincenti, in ogni ambito. In realtà a perdere, oggi più che mai, sono quelli che non comprendono l’importanza della sconfitta nel forgiare anime, cuori, caratteri.
Quelli che non hanno compreso che, talvolta, perdere è l’esito più costruttivo per la crescita personale del singolo e del gruppo.
Educare alla sconfitta, insegnare ad accettarla, a trarvi preziosi stimoli pur dopo aver combattuto con determinazione, talvolta con la delusione nel cuore e gli occhi lucidi, può sembrare la trama di un mieloso romanzo o la sintesi di una delicata fiaba per bambini. Dovrebbe essere invece l’essenza del vivere ogni sfida.
La cultura sportiva che educa al vivere quotidiano.
Aristo Isola (storico dirigente della Panini Modena)